A volte, è vero, il confine è labile: le AKB48 sono una specie di supergruppo di idol la cui formazione conta in tutto 48 (quarantotto!) ballerine-cantanti.
Praticamente, una specie di esercito teen, diviso in tre squadroni rispettivamente chiamati Team A, Team B e Team K. Ora, le ABK48 hanno sollevato un polverone per via di un video (quello di Heavy Rotation) *io non ne so nulla, non mi pare sia mai uscita una cosa del genere*
in cui l'armata di poco-più-che-maggiorenni seminude si dimena tra scenografie a mezza strada tra Kimagure Orange Road *che c'entra?* e sogni erotici del genere "lesbo di gruppo". *bah -.-*
Non bastasse, la leader del Team K Sayaka Akimoto è finita al centro di uno scandalo per via di una supposta relazione col produttore Hiroi Ouji, considerato "troppo vecchio" (lui ha 56 anni, lei 23):
ecco, questo in Italia non avrebbe scandalizzato granché... *BOMBA! XD*
Musicalmente il J-Pop è una variante colorata e cartonesca delle mode estere, R&B o genericamente mainstream: *come se ci fosse solo questo -.-*
delle stelle pop-rock alla Ringo Shiina alla varianti nippo-black come Utada Hikaru *spero che si riferiscano al genere di musica, ma anche lì c'è poco di correlato*, passando per la disco tamarra Ayumi Hamasaki *eccola xD* o quella più frizzante delle Perfume, senza contare progetti di lunga data come le Morning Mosume, il J-Pop è un oggetto quasi sempre al femminile *quasi, hai detto bene*
(anche se non mancano le boy band e culti gay alla Gackt) *XD*
tipicamente concepito in provetta, e frutto di un attento lavoro di laboratorio il cui scopo è quello di replicare in ottica locale le Britney e le Beyoncè d'oltreoceano *ma quando mai -.-*
World's End Girlfriend
Tipico progetto da cameretta *ma che?* firmato Katsuhiko Maeda: mescola elettronica spezzettata, sentimentalismi indie e sushi pop da fumetto *devo ancora capire il senso di tutto ciò*
Guitar Wolf
Dietro la sigla di Guitar Wolf si cela il progetto garage lo-fi di Seiji, un vero eroe. In giro già dalla fine degli 80, ha inventato un rock'n'roll così disastrato da aver fatto scuola.
Ayumi Hamasaki

*giornale*
La bella Ayumi, dagli occhioni più languidi di un manga firmato Riyoko Ikeda, è una delle idol più amate e seguite del Giappone.
La musica? Nel suo caso conta poco *e qui capisco quanto ne sa questo che ha scritto della sua intera carriera O___O*
Oorutaichi

*giornale*
Bizzarro e strampalato, quello di Oorutaichi è un electro-pop sghembo. infarcito di campioni strani e più saltellante di una tarantella.
Afrirampo

*giornale*
Tra le più belle realtà di quel Giappone avventuroso e underground, le Afrirampo da Osaka erano un duo (scioltosi a Giugno 2010) capace di un noise originalissimo e isterico.
-continua-
Il seguito è a dir poco immenso, e le idol sono vere e proprie star capaci di sbancare anche in Cina e Corea; ma accanto alla sgargiante galassia mainstream si muove un universo altrettanto ramificato e vario, anche lui con una sua fanbase risoluta e in qualche caso a un passo dall'isterico: è l'iindizu, il corrispettivo nippo dell'indie.
L'indie giapponese non è un vero e proprio genere musicale come negli Usa, e anzi racchiude qualsiasi gruppo o band genericamente non accasata su major. Il manga Beck, poi diventato un anime nel 2004, rischia di valere come manifesto di un fenomeno che, nonostante le origini di nicchia, può aspirare a successi commerciali per certi versi imprevisti, come quelli del cantautore Shugo Tokumaru , o dell'aggressivo jazz-punk dei Midori, capitanati dalla lolita pazza (?) Mariko e da poco sciolti dopo essere approdati su Sony.
In generale a dettare legge è un'idea di pop-punk più o meno emo, declinato in tutte le salse sulla scia dei classici (in patria) Mongol 800 e Husking Bee;
ma anche la rinomata scuola indie-tronica rimane molto attiva, con nomi come World's End Girlfriend e Oorutaichi a proseguire il discorso dettato a suo tempo dai vari Nobukazu Takemura e Joseph Nothing.
E non mancano ovviamente le parentesi folk, electro-pop, garage rock e chi più ne ha più ne metta. L'indiizu è insomma vastissimo e conta su un seguito affezzionato per non dire maniacale, anche se sono in molti a rimpiangere i bei tempi dello Shibuya-kei, il movimento di inizi 90 nato nel quartiere Shibuya di Tokyo che impose al mondo l'eccentrico electro-lounge di gente come Pizzicato Five e Cibo Matto.
Qualcosa del genere prese forma alcuni anni fa, ancora a Tokyo, nel quartiere Shimokitazawa, ma l'opinione diffusa è che il periodo d'oro dell'indie del Sol Levante sia ormai acqua passata, e non è un caso che anche all'estero i nomi più conosciuti siano perlopiù vecchiotti.
In Occidente d'altronde, si diceva in apertura, Giappone significa prima di tutto suoni storti, deliranti, strani, *ro ro romama, Gaga uh la la -.-*
e in effetti il contributo più grande del Sol Levante, in termini di musiche, sta proprio nella sua propensione all'epilessia *si, quella che hai avuto mentre scrivevi -.-*
e alle soluzioni estreme, e questo più o meno da sempre:
chiedete a Julian Cope, che nel libro Japrocksampler riesuma la scena nippo-psichedelica degli anni 60 e 70, dai Rallizes Denudes in giù, gente che è passata direttamente dalle jam avant-lisergiche agli attentati terroristici veri e propri (non per scherzo: nel 1970 le indagini sul dirottamento di un aereo da parte della sedicente Armata Rossa Giapponese condussero a non pochi appartenenti alla scena).
E se oggi i vari Keiji Haino, Boredoms e Merzbow sono ormai dei classici dell'antimusica, a fianco a loro andrebbero citati autentici folli come Guitar Wolf (paladino del lock'n'loll più scoppiato che si sia mai sentito) *prende pure per il culo*
visionari come gli Acid Mothers Temple (psichedelia dilatatissima e sconvolta), e ovviamente i Boris, riveriti eroi dell'heavy metal più sperimentale.
Ancora negli anni 2000, a rinverdire i fasti della "land of rising noise" ci pensarono le geniali Afrirampo, scioltesi giusto qualche mese fa: tribali, selvagge, sguaiate, hanno collaborato con gente come Yoko Ono e i Sonic Youth.
Oppure le altrettanto esagitate OOIOO, fondate non a caso dalla batterista del Boredoms Yoshimi P-We.
Sono loro, stranite e scontrose, dissonanti e lunari, il vero antidoto delle mossette rosa shocking del J-Pop.
Capaci di turbare, a furia di ulcere e urla stregonesche, più di qualsiasi Heavy Rotation variegata al gusto (soft)core. *non può essere tutta indie la musica -.-*
FINE.